Polytechnique. A trent'anni dalla tragedia del 6 dicembre al politecnico di Montreal l'analisi del film di Denis Villeneuve.
Sono passati trent'anni dalla tragedia avvenuta nell'istituto politecnico di Montreal nel dicembre del 1989, dove un ragazzo di venticinque anni aprí il fuoco nelle classi dell'istituto, colpendo ventisette persone e uccidendone quattordici.
Tutte le vittime di sesso femminile che hanno lasciato il segno del femminicidio più brutale e sconvolgente del Canada.
Il regista Denis Villeneuve,conosciuto per diversi tipi di pellicole di grande successo( Arrival o Blade Runner i più conosciuti, ma anche quella bomba di Enemy) si dedica dopo vent'anni dall'accaduto,nel 2009, alla realizzazione di Polytechnique, una gigantesca prova registica di stile e coraggio in cui il regista, con il massimo rispetto delle vittime e delle famiglie ,documenta il fatto di cronaca che sconvolse un intero paese.
Tutto realizzato e vissuto dagli occhi di tre personaggi, il film si muove fra sbalzi temporali che percorrono il prima ,il durante e il dopo tragedia a partire dal killer, un giovane ragazzo canadese dalle origini franco-algerine,in lotta contro le donne(in particolare le femministe a suo dire); evidenti i seri problemi psicologici e le mancanze date da una vita del tutto insoddisfacente e fallimentare.
E poi c'è Valérie,studentessa desiderosa di diventare ingegnere aeronautico, sentirsi inadatta(da parte degli altri) perché un mestiere prevalentemente maschile.Addirittura durante un colloquio le verrà detto che la preferenza è rivolta ai maschi ,e una donna per lavorare deve essere sempre presente senza desiderare gli impegni familiari( o di avere bambini). Il suo successivo rinchiudersi in un bagno a piangere è una scena devastante che porta a riflettere quanto a volte risulta un peso(o meglio la società da noi stessi creata risulta far peso) essere donna.
Il terzo personaggio appartiene ad un giovane ragazzo della scuola che durante il massacro prova in tutti i modi a salvare le sue compagne. Aver abbandonato Valérie nella classe assieme alle sue compagne ,è un peso che si porterà dietro a lungo ,fino ad arrivare al suicidio.
Accostato da tutti al film di Van Sant Elephant per via della tematica, in Polytechnique ci si concentra maggiormente sul massacro,gia dalle prime immagini, e senza una vera e propria ricerca della motivazione.
La mente del giovane killer era lucidissima,e a parte la sua voce fuoricampo che recita le frasi di una lettera recapitata alla madre prima del massacro,non ci è dato sapere di più.
Unico obiettivo uccidere più studentesse possibili perché colpevoli di aver intrapreso un ramo di ingegneria che seguono di norma i ragazzi, togliendo agli uomini un'opportunità.
Intanto la sopravvissuta Valerie continua la sua strada e i suoi studi riuscendo persino a fare carriera..ma le cicatrici di quel giorno di ordinaria follia non svaniranno mai.
Nella regia in bianco e nero pulitissimo e senza sbavature, Villeneuve utilizza alcuni piani sequenza e ottimi capovolgimenti di cinepresa nei corridoi della scuola e nelle aule. Un lavoro lodevole creato alla memoria di tutte le giovani vittime di quel 6 dicembre 1989.
In seguito la lettera scritta dal killer prima di entrare al politecnico armato di fucile semi automatico e munizioni.
" Sono una persona razionale ed erudita"
“Dato che, scienza a parte, sono un retrogrado per natura, le femministe hanno sempre avuto un talento speciale nel farmi infuriare.Pretendono di mantenere i vantaggi che derivano dall’essere donne (come assicurazioni più economiche, o il diritto a una lunga maternità preceduta da una lunga aspettativa) mentre cercano di arraffare anche quelli degli uomini.Per esempio, è auto-evidente che se si eliminasse la distinzione maschile/femminile alle Olimpiadi, non ci sarebbero più donne, salvo che negli eventi decorativi. Perciò le femministe si guardano bene dal cercare di rimuovere quella barriera.Sono talmente opportuniste che non vogliono nemmeno trarre vantaggio dalla conoscenza accumulate dagli uomini attraverso i secoli. E cercano sempre di rappresentarli negativamente, ogni volta che ne hanno l’opportunità.Anche se i media mi attribuiranno la qualifica di ‘Folle Omicida’, io mi considero una persona razionale ed erudita, che solo la Morte ha costretto a intraprendere atti estremi.”
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