Applecart. Quando la scarsità di mezzi non conta nulla.
Il regista indipendente Dustin Mills è padre di una miriade di film. Solitamente horror a basso budget che però risultano sorprendentemente efficaci.
Questa volta peró supera se stesso mostrando un tipo di orrore diverso dagli altri suoi film.
Partendo dal fatto che mi mancano ancora parecchie sue opere,nei suoi film che ho visto ho notato la sua passione per il gore, a partire da Her name was Torment,oppure Skinless,o Kill that bitch,sfociano nella violenza ad opera di assassini o psicopatici.
Nel caso di Applecart però ,l'orrore e il disgusto sono dati da episodi di vita quotidiana all'interno delle mura domestiche. Il film è suddiviso da quattro episodi fondamentalmente simili fra loro, con la violenza domestica che fa da filo conduttore. Da non dimenticare il frutto della mela(un rimando al peccato dell'uomo probabilmente),anch'esso presente in tutta la vicenda.
Ciò che poi rende particolare e diversa dal solito la pellicola,è la completa mancanza di dialogo,infatti gli attori,tutti quanti col viso mascherato,sono eccellenti a mimare con il corpo gli stati d'animo che provano. Anche la scelta del bianco e nero non fa una piega,mentre il sottofondo creato dalle reazioni e le risate di un pubblico immaginario è un chiaro omaggio/rimando/utilizzo della tecnica dei film muti dell'epoca.
Se gia apprezzavo Mills nei pochi film che ho visto,qui ho cominciato ad amarlo.
Anche se lo si presenta sotto diversi punti di vista,come una commedia nerissima,dove si ride, ma fondamentalmente non ce niente da ridere, è impossibile(pensando a ciò che stai guardando seriamente) non provare senso di disgusto e imbarazzo durante la visione di un film del genere. Che per quanto sia portato all'esagerazione e il grottesco,non va poi cosi lontano da ciò che si sente alla tv ascoltando un telegiornale.
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